giovedì 9 maggio 2019

Partnership al progetto

DOMANDE:
  1. In cosa consistono i laboratori di costruzione di strumenti musicali?

1 .Costruiamo piccoli strumenti a percussione con materiali di riciclo. Ogni bambino ha la possibilità di scegliere i materiali e i colori, che assembla in autonomia, ed è aiutato da un adulto nell’uso di componenti pericolosi, come la colla a caldo 


2Che tipi di materiali e quali mezzi vengono utilizzati? 

2.  cartone, cartoncino, bottiglie del latte, tappi a corona, washi tape, cucchiai di plastica

3.  Di quali caratteristiche necessita il luogo in cui avvengono i laboratori?

3. nessuna in particolare, è necessario un tavolo d’appoggio

4. I laboratori a chi si rivolgono?

4. i nostri alla fascia 3/10 anni

5.Crede possa essere interessante un centro che accolga i laboratori e l’annessione di un centro di musica (auditorium, sala conferenze e residenze per musicisti)?

5. certamente

6.Potrebbe essere prevista una vendita di strumenti realizzati?

6.potrebbe, non abbiamo mai operato in tal senso 


7.Il programma del progetto a cui sto lavorando consiste in un centro di etnomusicologia. Si focalizza non solo sugli aspetti musicali ma anche sulla cultura musicale di diverse etnie. Nei vostri laboratori siete venuti in contatto con strumenti di altre culture?

7.non nello specifico, sebbene gli strumenti prodotti nel nostro laboratorio sono abbastanza trasversali (shaker, maracas, tamburi…)




Irene Di Vilio, info@atelierdelcanto.it Atelier del canto


Risposte di Riciclo Circo Musicale
Simone Bellezze:
  1. Lavoriamo con diverse tipologie di utenze, dai bambini agli adulti. A seconda della tipologia
    cambiano gli obiettivi e di conseguenza lo strumento da costruire. A prescindere da
    ciò comunque, facciamo reperire il più possibile i materiali ai partecipanti, cosicchè possano trasformare
    un loro rifiuto portato da casa, che altrimenti sarebbe finito nella discarica. Portiamo anche noi molti materiali
    ed utensili, insegniando loro, tramite alcuni trucchi del mestiere, come sia possibile dare una nuova
    vita ad un oggetto, trasformandolo in uno strumento musicale. I nostri laboratori però non si limitano alla
    sola costruzione, ma anche alla musica d'insieme. Dai strumenti più complessi a quelli più semplici tutti i partecpanti
    diventano musicisti, dando vita ad una vera e propria orchestra "Riciclata".
  2. Usiamo tantissimi materiali, tutti quelli che ahimè oggi giorno troviamo in natura, per terra, sottoterra, in acqua.
    Ferro, legno, acciao, rifiuti raee, e diverse tipologie di plastica dal pet al pvc. 
    Per ogni lavoro e costruzione necessitiamo di differenti utensili e attrezzature specifiche a seconda del materiale
    che si sta lavorando.
  3. Spaziosi, ben illuminati, una presa di corrente e alcuni tavoli per la nostra consueta passeggiata sonora. All'inizio di ogni 
    laboratorio allestiamo una mostra con diversi strumenti musicali, diversi sia per materiali che per tipologia 
    (a fiato, a percussione, a corda ecc...). Utilizzandoli e suonandoli raccontiamo loro l'evoluzione degli stessi e come si
    costruiscono, facendo anche un percorso storico dall'uomo primitivo fino all'uomo moderno.
  4. A tutti, decisamente. Abbiamo fatto laboratori suonando con strumenti con materiali di recupero con i bambini in culla ad
    anziani, ai disabili, extracomunitari, carcerati, malati psichiatrici, la musica non ha confini.
  5. Decisamente interessante, anzi, credo che in parte ciò stia già avvenendo. I gruppi e le realtà scolastiche che oggi giorno 
    lavorano con i materiali di recupero e la musica sono fortunatamente aumentate. Sia per l'apprendimento inevitabile della 
    musica in tutte le sue variabili, ma anche per i concetti di sostenibilità e creatività che in questi progetti vivono.
    Fondere realtà di questo genere per noi è automatico per altri sembra ancora così distante.
  6. Potrebbe essere un'altra parte del progetto, non l'abbiamo mai escluso ma nemmeno c'abbiamo creduto così tanto. 
    Siamo musicisti e adoriamo molto di più suonare le nostre creazioni piuttosto che iniziare una tipologia di lavoro legata
    alla sola produzione. Temo che se per ipotesi la richiesta dei nostri strumenti aumentasse ci ritroveremmo a costruirne 
    uno dopo l'altro come in una fabbrica, ritrovandoci in luogo, con un metodo e con un tipo di lavoro che odieremmo e che 
    non abbiamo mai condiviso.
  7. Abbiamo lavorato spesso con altre culture e di conseguenza siamo venuti a conoscenza di svariati strumenti musicali. 
    Molti di noi, anche prima della nascita del gruppo (2006) già erano appassionati di musiche internazionali, questa 
    probabilmente questa fu una delle caratteristiche principali che ci fece incontrare. Nella nostra musica e nei nostri dischi
    abbiamo sempre amato fondere generi e strumenti differenti, la bellezza molto spesso sta proprio in questo.
    Ti sautiamo a suon del nostro motto: "Non buttate via mai niente, anzi... suonatelo!

RISPOSTE di Corsidimusica.altervista.org:

E' un progetto finalizzato alla sensibilizzazione sulle tematiche del riuso e del riciclaggio dei materiali, alla conoscenza diretta degli strumenti musicali e allo sviluppo delle capacità manuali.


I ragazzi verranno aiutati a costruire strumenti musicali riutilizzando oggetti e materiali destinati ad essere scartati e buttati via (tubi di cartone, di canna e di plastica, vasi, barattoli, scatole di latta, di legno, tappi a corona, lattine, eccetera).

Gli obbiettivi che si vogliono raggiungere sono diversi:

Favorire, grazie al lavoro su questi materiali poveri, lo sviluppo della creatività dei ragazzi, accrescere la loro abilità manuale e la fiducia nelle proprie capacità. Era una pratica assai comune per i bambini e i ragazzi di 30 o 40 anni fa costruirsi i propri giochi con materiali di recupero, ma crediamo che anche per i ragazzi di oggi riuscire a produrre con le proprie mani piccoli oggetti – in questo caso strumenti musicali – possa costituire un’affascinante scoperta.

Contribuire alla diffusione di una pratica concreta di riuso e riciclaggio di oggetti e materiali, che rappresenta il primo passo per il sorgere di un atteggiamento attento e responsabile verso le sempre più attuali questioni dell’ecologia e del rispetto per l’ambiente. Ogni oggetto che produce suoni musicali ha in sé una forte carica simbolica. I ragazzi scopriranno che i materiali e le cose che si volevano scartare possiedono una proprietà quasi ‘magica’: quella di produrre dei suoni.

Infine si vuole far sì che i ragazzi possano avere una prima conoscenza degli strumenti musicali, e imparino a riconoscerli dal timbro, dalla forma e dal modo in cui vengono suonati.
Contemporaneamente al laboratorio è possibile organizzare la Mostra degli Strumenti costruiti con materiali di riciclo. La mostra è un percorso didattico – sensoriale per provare strumenti da noi costruiti, con autenticità e originalità; strumenti più elaborati e con diverse sonorità. Strumenti a percussione, a corde, a strofinamento, a fiato. Verranno spiegate le forme che originano il suono, le proprietà sonore dei materiali utilizzati e gli attrezzi adatti alla costruzione.


 REPERIMENTO DEI MATERIALI:
Si cercherà di costruire strumenti con la più grande varietà di timbri possibile, col giusto equilibrio tra percussioni, flauti (dolci, tappati, traversi), trombe e strumenti a corda. È di fondamentale importanza che gli studenti che parteciperanno al laboratorio siano il più possibile coinvolti nella raccolta dei materiali che verranno successivamente usati in fase di costruzione.  Quasi certamente si dovrà ricorrere ad altre ‘fonti di approvvigionamento’, come le raccolte differenziate, gli artigiani (idraulici o elettricisti per i piccoli pezzi di tubi di scarto, e ai falegnami per i ritagli di legno o compensato). Ci dovrà essere una certa abbondanza di materiali, in modo da poter costruire qualche strumento in più. 
PRESENTAZIONE DEI MATERIALI:
Una volta raccolti i materiali, questi vanno presentati ai ragazzi. Di ogni oggetto ci si chiederà: di che materiale è fatto? Da dove viene questo materiale? Inevitabilmente si arriva al discorso della limitatezza delle risorse: la bauxite da cui si ricava l’alluminio, il petrolio da cui si ricava la plastica non sono in quantità illimitata, come invece sembrano sottintendere i facili inviti al consumo che ci vengono dalla pubblicità. Dove andrebbero a finire vetro, plastica, alluminio, legno se non li usassimo per i nostri strumenti? Molto spesso in una discarica, o in un inceneritore. Preziose materie prime andrebbero sprecate per sempre, in maniera irrimediabile, con in più la beffa di una natura inquinata e malata. Si tratta quindi di ripercorrere la strada fatta da ognuno di questi materiali nel caso che invece sia avviato alla raccolta differenziata. 

Si può cercare di immaginare cosa cambierebbe, per tutti noi, se gran parte del vetro, dell’alluminio, della plastica prodotti venisse riciclato. Senza dimenticare il fatto che ogni materiale può essere riciclato più volte, indefinitamente. Riciclare non è solo un atto di gentilezza verso la natura. È un’imprescindibile necessità dal punto di vista economico, ambientale, etico.

Quindi gli strumenti che verranno costruiti sono, nella gran parte dei casi, strumenti veri e propri, e sono quindi fatti per essere utilizzati realmente nella produzione di musica. In genere è possibile organizzare anche il concerto con gli strumenti che si sono costruiti e possono dare un contributo apprezzabile alla musica d’insieme con altri strumenti (chitarre, flauti, ecc.). Quindi, successivamente al laboratorio, si potranno organizzare dei saggi e delle dimostrazioni per avere la possibilità di utilizzare questi stessi strumenti in un’esecuzione collettiva, per valorizzare al massimo il lavoro svolto, oltre a mostre e documentazioni fotografiche, tecniche, storiche e geografiche per ogni strumento. 





venerdì 8 marzo 2019

Sguardo critico sull'Arte

                               Lucio Fontana - Concetto Spaziale

Henry Moore- Figura distesa

Rielaborazione opere
FORMA E SPAZIO DELLA NATURA

La scelta di affiancare le due seguenti opere risiede nel fatto che entrambe sembrano avere un rapporto con lo spazio e le
forme della natura.
Nel caso di Lucio Fontana l'idea di Infinito e di Spazio è affiancato alla creazione e l'incorniciamento di quinte in cui si riconoscono figure della natura,in questo caso sembrano essere rappresentate le linee sinuose di colline.

«I Teatrini erano un tipo di ‘Spazialismo realistico’, anche un po’ alla maniera della Pop Art… ma sempre a modo mio. Erano forme che l’uomo immagina nello spazio» (L.Fontana)
Nel caso di Henry Moore la figura distesa rappresenta una donna con in grembo un bambino. Anch'essa si ispira alle linee sinuose e ai movimenti della natura. Sembra essere un materiale naturale eroso dal mare,come una roccia o un metallo.
H.Moore attraverso la scultura mette in luce la matericità e le forme della figura,mentre Fontana analizza il concetto di Spazio e risalta i contorni sinuosi delle forme naturali. 


giovedì 12 aprile 2018

BANG e SCACCHIERA


Luxe Lake Gateway and Art Center, Chengdu, Cina 2014,di Antoine Predock e possibili
variazioni.

Musica: 21 MOON WATER di Bon Iver, Album 22,A Million, 2016.






mercoledì 4 aprile 2018

Imprinting

Ricercare i propri luoghi impressionanti… come ripercorrere
se stessi a volo d’uccello e osservare il proprio mondo per intero, cogliendone 
la vastità e ricchezza, ma non percependone ad una prima veduta ogni dettaglio. 
Così ci si avvicina planando sugli angoli e gli scorci che più colpiscono il nostro occhio. 
Ci riposiamo, fermiamo l’immagine e ne assaporiamo il ricordo.
A volte l’immagine sembra più sbiadita, una scena più frammentaria ma con sensazioni  vivide e chiare, altre volte è a colori ed alta definizione, ma  il filo che collega alle emozioni non è sempre integro.  
Altri ricordi sono in sordina e bisogna scavare molto, ma di altri al contrario ne percepiamo ancora i sensi, in maniera così diretta che provoca un’esplosione emotiva. 
Quel momento e quel luogo sono ancora lì, cosi presenti e reali che ci appartengono.
Mai avrei pensato di fare questa ricerca in questo contesto, né tantomeno di raccontarlo a qualcun’altro mettendolo nero su bianco, in un blog, sul web,ma allo stesso tempo è un’occasione interessante che mi ha permesso di ripercorrere ricordi e luoghi più lontani o nascosti, mi sono soffermata su quelli che hanno avuto una potenza emotiva e un’energia particolare su di me.
Ciò che ho trovato più interessante è stato scoprire con naturalezza che alcuni dei luoghi che tornavano con particolare forza alla mia mente avevano in comune lo stesso scenario, il deserto.
Mi rendo conto che sarebbe stato più semplice e forse coerente scartare questo specifico posto e considerarne altri del mio passato, magari quelli più strettamente connessi  ai primissimi anni di vita, e magari più inerenti all’ambito dell’architettura.
Ma poi tornavo con la mente e con il cuore sempre lì, e le connessioni sono state per me 
sempre più chiare.

Avevo 9 anni ed era estate, e con la mia famiglia e i nostri amici facemmo un giro della parte 
occidentale degli Stati Uniti. 
Il giorno che visitammo la Monument Valley, al confine tra Utah e Arizona, fu un giorno per me particolare, in quanto dalla battuta di un nostro amico, scoprii, grazie alla particolare 
argutezza che mi contraddistingueva, che Babbo Natale non esisteva e che era tutta un’ invenzione ben progettata dai miei genitori e ben coperta dai miei fratelli.
Nonostante la mia età non fosse effettivamente così tenera, la rivelazione e l’ammissione di quella realtà così amara fu per me un colpo al cuore, vissuto come un dramma; 
non ero realmente arrabbiata con loro ma mi sentii allo stesso tempo presa in giro, perché non capivo il senso di farmi credere a quella magia.
Non volevo fare i conti fino ad allora con la realtà su cui mi affacciavo, ero la più piccola  di casa, ma anch’io dovevo iniziare a crescere.
I conti li dovetti simbolicamente fare lì, di fronte ad un luogo così singolare.
Il calore così forte del sole e la luce che si rifletteva su quella distesa immensa di sabbia rossa sembravano in parte in contrasto con il mio umore ma allo stesso tempo mi avvolgevano in quel bagliore così diretto.
Quel paesaggio in quella giornata mi stava accogliendo. 
Mi ha accolto sia come scenario dal finestrino della macchina nel momento in cui cercavo conforto nei miei familiari : le immagini scorrevano contemporaneamente allo scorrere dei miei pensieri e lacrime; 
e sia  nel momento in cui arrabbiata ho sentito il bisogno di allontanarmi dagli altri, in sosta sulla strada fuori dalla jeep, per avvicinarmi a quella distesa immensa e prevalentemente pianeggiante e per camminare su quella terra cosi rossa e suggestiva, andando incontro alla vista delle imponenti guglie di roccia che si mostravano davanti a me.  
Vere e proprie sculture e edifici di roccia e sabbia ( geologicamente definite “ testimoni di erosione”) 
che si erigono nel paesaggio desertico creando figure che lasciano spazio alla nostra fantasia.
“Mesa” sono definite le formazioni rocciose più larghe che alte e “Butt” quelle più alte che larghe.
Ho ben scolpito in mente che eravamo vicini al Mexican Hat quando mi sono allontanata quei pochi minuti,ma così fondamentali per ritagliarmi un momento da sola. 
Di fronte solo io, la terra e la roccia a forma di torre,ero lì quasi a volermi confrontare con lei. 
Ma io ero così piccola che il confronto non reggeva. 
Eppure la vastità di quel luogo era in grado di farmi sentire libera, non assorbita ma accolta .
Incredibile come uno spazio cosi immenso possa essere sentito come uno spazio cosi intimo e personale.

La stessa sensazione e la stessa tipologia di paesaggio desertico l ‘ ho ritrovata negli anni, in luoghi e momenti differenti.
In un primo istante mi è sembrato ironico e forse non adeguato  trovare nel deserto il luogo del mio 
imprinting, un luogo non –luogo.
Credo sia indubbia la spettacolarità e bellezza di questo scenario,ma come è possibile arrivare a sentire un’appartenenza ad un luogo che è  fuori dalla vita circostante,un grande vuoto sulla Terra ?
E in che modo può questo Nulla essermi di spunto per la costruzione di qualcosa?
Quel luogo mi ha dato qualcosa che non trovavo da altre parti: 
ha accolto i miei spazi vuoti, trasformando l’idea di vuoto in ricchezza, libertà sconfinata, 
contatto con la terra e con la luce.
 Uno spazio magico e spirituale.